Biodiversità | Perchè dovremmo preoccuparci (molto)

Crollo delle specie e sostenibilità: emergenza ecologica

Ogni tanto ci capita di leggere o di sentire alla televisione messaggi allarmistici circa la possibile scomparsa delle api, degli impollinatori o di qualsivoglia genere di insetto, come se fosse un dramma.

Api, impollinatori, farfalle, coralli, si insomma, pare stiano scomparendo un sacco di specie viventi, ma…

…è un problema nostro?

Guarda le tue mani.

Come vedi non sono mani di un robot, non sono fatte di metallo, 

sono fatte di carne, di ossa, sono fatte di cellule, sono fatte di geni e di materiale genetico.

Si è così: non siamo dei robot.

Non possiamo considerarci indipendenti dal sistema ambientale che ci circonda, perché non lo siamo. Anche se spesso, troppo spesso ci comportiamo come se lo fossimo.

La nostra pelle respira, cioè scambia con l’ambiente esterno. Prova a tenere le mani in un guanto in lattice per un giorno intero e poi te ne accorgi.

Noi stessi respiriamo attraverso il naso, la bocca i polmoni: abbiamo bisogno di ossigeno. E’ diventata quasi un’azione inconscia, quasi non ne siamo più consapevoli. 

Ma se andiamo sott’acqua ce ne rendiamo conto in breve tempo: prima o poi ci manca l’aria e cominciamo ad annaspare per tornare rapidamente alla superficie.

Non parliamo poi di quando arriva l’ora di pranzo. Non possiamo collegarci alla rete elettrica e ricaricarci le batterie come se fossimo delle macchine.

Ogni secondo che passa abbiamo bisogno di prendere qualcosa dell’ambiente esterno e portarlo all’interno del nostro corpo.

Abbiamo bisogno di cibo, di aria di acqua.

E quel cibo è costituito da carne (di animali), oppure da verdura, frutta, formaggio, tutte cose che derivano da altri esseri viventi, che vivono e scambiano durante la loro vita con l’ambiente che li circonda che è lo stesso in cui viviamo noi. 

Viviamo grazie a cibo che deriva dagli ecosistemi che stanno là fuori 

e dal loro funzionamento. 

Che cosa ci sarebbe di più stupido che dimenticarsi di questo?

Inevitabilmente noi siamo quello che mangiamo, siamo l’aria che respiriamo, siamo l’acqua che beviamo.

Allora è chiaro che la qualità del nostro cibo è strettamente in relazione con la qualità dell’ambiente che ci circonda. 

E con la qualità di noi stessi.

Ma veniamo al punto.

Che cosa c’entra tutto questo con la biodiversità?

La biodiversità e la sua conservazione sono aspetti cruciali per la nostra stessa vita, per la nostra stessa sopravvivenza. Non fosse altro perché è in stretta relazione con tutta una serie di aspetti che hanno a che fare con la nostra vita sul pianeta.

E attenzione: non solo con il cibo.

Ma facciamo un passo indietro.

Biodiversità: che cos’è?

La biodiversità è la vita stessa. E’ la complessità e la ricchezza della vita sul nostro pianeta.

Il termine biodiversità è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson. L’entomologo è uno che studia gli insetti.

Bio-diversità sta per diversità biologica, e può essere riassunto con il termine varietà

Tanti e diversi ambienti naturali, tanti e diversi organismi e microrganismi, tante e diverse specie, tanti e diversi patrimoni genetici.

La complessità, la diversità è sempre un valore.

Esistono 3 livelli diversi di biodiversità:

  • La diversità di ecosistema che è rappresentata sostanzialmente dal numero e dalla diversità degli habitat (gli ambienti): foreste, barriere coralline, laghi, fiumi, oceani, torbiere, zone umide, ecc.
  • La diversità di specie è costituita dalla ricchezza di specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in un determinato ecosistema, in un habitat o in una determinata regione.
  • La diversità genetica è rappresentata invece dalla differenza dei geni, di patrimonio genetico (DNA) – Il codice genetico che è presente all’interno delle cellule e che contiene tutte le informazioni su di noi e su ogni essere vivente –
    E’ estremamente importante anche a diversità genetica all’interno di una determinata specie; pensiamo anche solo agli esseri umani: ne esistono di diversi per colore della pelle caratteristiche del viso degli occhi e via dicendo. E lo stesso accade per qualunque altra specie vivente.

Biodiversità: quale la situazione

Oggi con il nostro pianeta abbiamo tre tipologie di problemi particolarmente rilevanti

  • Il cambiamento climatico
  • La compromissione degli ecosistemi (inquinamento)
  • La crisi di biodiversità 

Ognuno di questi aspetti è strettamente in relazione con l’altro ma soprattutt, quello che spesso dimentichiamo, è che ognuno di questi aspetti è strettamente in relazione con la nostra qualità della vita, attuale e futura

Secondo il Living Planet Report del WWF e della Zoological Society of London’s (2022) le popolazioni di animali selvatici della Terra sono crollate in media del 69% in poco meno di 50 anni.

Il patrimonio genetico mondiale (di biodiversità) si è costruito in ere geologiche, a partire dalla formazione della terra che risale a 4,5 miliardi di anni fa. La vita di un uomo può durare nelle ipotesi più ottimistiche 80-90-100 anni. Non sono nulla.

O interveniamo per tempo o quello che è perso è perduto per sempre.

La Lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura è stata istituita nel 1948 e rappresenta il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre (https://www.iucnredlist.org/

Da quando la vita esiste sulla terra, per milioni e milioni di anni, secondo gli esperti una specie è vissuta mediamente un milione di anni, per poi scomparire e lasciare il posto ad un’altra. 

Oggi il ritmo di estinzione delle specie animali e vegetali è da 100 a 1000 volte maggiore.

Ogni giorno scompaiono dalla faccia della Terra da quaranta a cinquanta specie animali e vegetali.  

E perché succede questo?

  • Deforestazione, 
  • cambiamento climatico, 
  • agricoltura intensiva, 
  • inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria (es. pesticidi)
  • caccia e pesca indiscriminate, 
  • diffusione di specie esotiche spesso mediata dalle attività umane.

I problemi legati al calo della biodiversità stanno suscitando un grande interesse tra gli scienziati, proprio a causa delle importanti conseguenze possibili. 

In particolare in merito agli insetti, uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori olandesi tedeschi e del Regno Unito ha messo in evidenza come la perdita di diversità e di abbondanza degli insetti provochi effetti a cascata sulle reti alimentari e metta a rischio interi ecosistemi.

L’analisi effettuata in 27 anni di studio, stima un calo generale del 76% e un calo in piena estate dell’82% della biomassa di insetti volanti. 82%!

Questa perdita di biomassa di insetti assume una enorme importanza anche rispetto al declino dell’abbondanza delle specie che dipendono dagli insetti come fonte di cibo e del funzionamento degli ecosistemi.

Come dicevo, molti degli effetti di riduzione della biodiversità possono avere dinamiche a cascata, effetti domino. Si stima infatti ad esempio che l’80% delle piante selvatiche dipenda dagli insetti per l’impollinazione.

In modo analogo il 60% degli uccelli fa affidamento sugli insetti come fonte di cibo.

Piante e uccelli a loro volta avranno un’incidenza sulla catena alimentare e sui sistemi ecologici di cui fanno parte.

E sono solo esempi.  

Biodiversità: perché così importante

No bug no food

Si potrebbe dire “no bug no food”.

Dalla biodiversità dipende la disponibilità di cibo.

Se pensi solo agli insetti impollinatori: sembrano sciocchezze ma senza impollinatori noi siamo senza frutta, senza verdura, senza cereali, senza cibo.  

La produzione agricola e quindi la nostra stessa vita dipendono dalla presenza di insetti che se ne vanno in giro tra i fiorellini e come sappiamo sporcano le loro ali di polline e fanno in modo che i fiori diventino frutti, disponibili per la nostra tavola.

Ecco allora che non sono questioni da ferventi ambientalisti: sono anche questioni che riguardano la nostra cucina, la nostra tavola, addirittura la possibilità o meno di riempirci la pancia.

Non solo food

Ma la questione è anche molto più complessa.

Tutti i sistemi ambientali, i cosiddetti ecosistemi, sono sistemi estremamente complessi. In cui le variabili in gioco sono numerose e i cui equilibri sono spesso delicati.

La possibilità di coltivare dipende dalla qualità dei terreni e la qualità dei terreni dipende dall’azione dei microrganismi.

La biodiversità non riguarda solo organismi di grandi dimensioni bensì anche i batteri tutti i microorganismi che sono presenti nei suoli e che li trasformano che trasformano la sostanza organica in humus, in minerali, riportano la fertilità del suolo.

In ecologia si parla di cicli biogeochimici (biologici, geologici, chimici), in cui determinate sostanze (si pensi ad esempio all’azoto, al carbonio, all’ossigeno, all’acqua) sono trasformate a partire dagli organismi morti, ritornano nel suolo, vengono assorbite dalle piante, vanno a costituire i loro aminoacidi le loro proteine, le loro strutture e noi ci cibiamo di quelle strutture.

Conservare la biodiversità in particolare con riferimento al mondo vegetale, significa anche proteggerci dalle inondazioni, ridurre i meccanismi di erosione delle coste, 

ridurre la desertificazione e la erosione dei suoli, significa mantenere acqua e suolo in condizioni di qualità migliori.

Lo stesso cambiamento climatico con tutti i problemi che comporta in termini di inondazioni, incendi, incremento delle temperature e quant’altro, 

è strettamente legato all’attività di organismi viventi sia sulla terraferma, che negli oceani.

Il loro ruolo è cruciale, pensiamo alle piante: produzione di ossigeno (che qualcuno fosse lo dimentica, ma ci serve per respirare), assorbimento della CO2, effetti indiretti sul bilancio energetico della terra e conseguenti effetti sul clima.

Anche la produzione di molte tipologie di medicinali o di principi farmaceutici è di fatto mediata dai microorganismi.

Non dimentichiamo che una delle prime categorie di antibiotici, i più importanti nella storia, è proveniente da un fungo del genere Penicillium e sono le cosiddette penicilline

Ma non finisce qui: basta pensare al settore della moda e dei tessile, dove i tessuti più pregiati sono quelli di origine naturale, quali cotone, cachemire, seta, lana e via dicendo. Ancora: l’industria del legno, i moblili, gli arredi; alla chimica e numerosi altri settori.

Quali prospettive

Quindi quali prospettive?

Allora le prospettive non sono rosee se non si assumono decisioni importanti e in tempi brevi. 

Volendo quantificare economicamente il lavoro svolto dagli insetti, i “servizi” forniti dagli insetti selvatici al mondo agricolo in generale sono stati stimati in 57 miliardi di dollari all’anno nei soli Stati Uniti.

La biodiversità è così importante da essere stata codificata anche all’interno di una convenzione dell’ONU: la Convenzione sulla Diversità Biologica, sottoscritta a Rio De Janeiro il 05 giugno 1992.

Non solo: tutti conosciamo la COP27 la conferenza delle parti sul clima, di cui l’ultima si è tenuta in Egitto nello scorso autunno. 

Le COP– con una “o” sola, non sono le Coop, quelle sono cooperative e sono altre cose – sono conferenze delle parti, dove le parti sono i governi che aderiscono per condividere decisioni che riguardano determinati temi di rilevanza planetaria.

La biodiversità è così importante da portare alla istituzione di una conferenza delle Nazioni Unite anche sul tema stesso della biodiversità: la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità di cui l’ultima, che si è tenuta a Montreal dal 7 al 12 dicembre 2022, è la COP15. 

Un’occasione di grande importanza per pianificare i prossimi 10 anni di azioni per contrastare la perdita di biodiversità sull’intero pianeta.

Anche per questo sono nate le Conferenze sulla biodiversità di cui la COP15 è stato l’ultimo esempio. La COP15 ha visto la partecipazione di 195 paesi, si è conclusa con l’accordo di Kunming-Montreal.

L’accordo mette nero su bianco come la biodiversità si stia riducendo su tutto il pianeta a ritmi mai visti nella storia dell’umanità e come circa 1 milione di specie siano oggi a rischio estinzione, molte delle quali nel giro di qualche decennio.

L’accordo, che è certamente importante ma è chiaramente solo un punto di partenza, è come sempre stato raggiunto non senza difficoltà,

e ha definito obiettivi importanti quali

ripristino e protezione degli ecosistemi e degli ambienti particolarmente rilevanti dal punto di vista della biodiversità, 

di riduzione dell’uso di pesticidi, di riduzione dell’inquinamento, di protezione dalle specie esotiche invasive, ecc.. 

Molto ora dipende da come i singoli governi tradurranno quegli obiettivi in misure reali e concrete, nonchè dall’implementazione del sistema di pianificazione, monitoraggio e revisione previsto dall’accordo.

Ancora una volta se non vogliamo metterla sul piano etico, mettiamolo sul piano degli interessi. D’altronde non cambia nulla: in tutti i casi occorre agire e occorre agire con urgenza.

Preservare l’abbondanza e la diversità di tutti gli altri organismi viventi, dovrebbe costituire una priorità

Tutti i meccanismi legati al funzionamento degli ecosistemi e alla loro biodiversità sono delicati e la loro compromissione significa compromissione della nostra stessa possibilità di sopravvivenza.

Può sembrare uno scenario catastrofico ma un aspetto cruciale oggi è la capacità di vedere lontano, la capacità di agire per tempo

Perché in tema di biodiversità così come di clima e cambiamento climatico il tempo stesso è un fattore cruciale. 

Le barriere coralline possono diventare dei semplici ammassi di roccia.

Le foreste possono diventare deserti, e molto rapidamente.

Le nostre campagne possono perdere la loro fertilità.

Arrivare tardi significa in verità non avere più alcuna chance. 

Non si torna indietro. Quello che è perduto è perduto.

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