Clima | Al nostro pianeta manca l’aria
Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
Eric Bress, “The Butterfly Effect“, 2004
Amazzonia: un polmone in crisi
E’ notizia di questi giorni che la Foresta Amazzonica, da sempre considerata il “polmone verde” del mondo intero, ha modificato il proprio “bilancio” di carbonio. Rilascia cioè più carbonio nell’atmosfera di quanto ne riesca ad assorbire.
La notizia è comparsa su Nature [Gatti, L.V., Basso, L.S., Miller, J.B. et al. Amazonia as a carbon source linked to deforestation and climate change. Nature 595, 388–393 (2021)] ed è stata rilanciata da diverse testate giornalistiche tra le quali in particolare The Guardian, ed è consultabile a questo link.
“Effetto farfalla”
In matematica e fisica esprime sostanzialmente l’idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Oggi più che mai, questa idea vale per il sistema Amazzonia, che per decenni ha svolto una essenziale funzione per l’intero pianeta. Gli effetti possono essere globali.
Amazzonia: perchè così importante
L’Amazzonia ospita la più grande foresta tropicale della Terra.
Negli ultimi decenni ha dimostrato di essere un importante ed enorme “pozzo” di carbonio, quindi della CO2 che si sta accumulando nella atmosfera. La sua attività di “pozzo di carbonio” sembra tuttavia in declino, a causa di fattori come la deforestazione e il cambiamento climatico.
E’ un problema? Certo: un grosso problema.
Basta pensare a noi stessi: il nostro apparato cardio – respiratorio funziona in modo analogo. Alle nostre cellule serve ossigeno, l’emoglobina del sangue raccoglie la CO2 prodotta dalle cellule e la trasporta fino ai polmoni, che (appunto) operano da “polmoni”, dando ossigeno: nei polmoni la CO2 viene ceduta dall’emoglobina e viene espulsa con l’espirazione, mentre al suo posto raccoglie ossigeno che porta alle cellule.
In modo analogo il nostro pianeta ha bisogno di disfarsi della CO2 e di recuperare ossigeno!
Chi è in grado di fare questo?!?
Le piante! Gli alberi. Qualunque organismo in grado di mettere in atto quel processo noto come fotosintesi, che consuma CO2 producendo ossigeno.
Lo studio e i risultati
Lo studio effettuato e pubblicato su Nature ha previsto l’esecuzione di ben 590 misurazioni di profili verticali da aereo delle concentrazioni nella bassa troposferica di anidride carbonica e monossido di carbonio in quattro siti in Amazzonia dal 2010 al 2014.
Il risultato
Le emissioni totali di carbonio sono risultate maggiori nell’Amazzonia orientale che nella parte occidentale, principalmente a causa di differenze spaziali nelle emissioni prodotte da incendi quindi anche di monossido di carbonio.
L’Amazzonia sudorientale, in particolare, agisce come una fonte netta di carbonio nell’atmosfera (flusso di carbonio totale meno emissioni da incendi) . Negli ultimi 40 anni, l’Amazzonia orientale è stata soggetta a più deforestazione, riscaldamento e stress idrico rispetto alla parte occidentale, specialmente durante la stagione secca, con il sud-est che ha registrato le tendenze più forti. Analizzando l’effetto dei cambiamenti climatici e le tendenze della deforestazione sulle emissioni di carbonio nei siti di studio è emerso come l’intensificazione della stagione secca e l’aumento della deforestazione sembrano promuovere lo stress dell’ecosistema, con il conseguente aumento degli incendi e maggiori emissioni di carbonio nell’Amazonia orientale. Questi risultati sono peraltro in linea con recenti studi che indicano un aumento della mortalità degli alberi e una riduzione della fotosintesi a seguito dei cambiamenti climatici in tutta l’Amazzonia.
Secondo gli studi effettuati, la maggior parte delle emissioni sono causate da incendi, molti dei quali deliberatamente innescati per liberare terreno agricolo. Il fenomeno innescato costituisce peraltro un circolo vizioso per cui meno alberi significano meno pioggia e temperature più elevate, rendendo la stagione secca ancora peggiore per la foresta rimanente.ù
Il punto è che non sono quindi più solo gli incendi il problema.
La foresta appare così degradata da non essere più in grado di agire da “polmone” come ha fatto sempre.
Quindi?!? Che cosa possiamo fare noi?!?
Piantare alberi.
Non possiamo intervenire direttamente sull’Amazzonia. Ma una cosa è certa: il nostro pianeta ha bisogno di alberi.
Ci servono alberi, il mondo ha bisogno di fotosintesi.
Se hai un terreno agricolo, un giardino o un piccolo spazio verde, perchè aspettare?
Ognuno di noi può dare il proprio contributo per contrastare una deriva di cui tutti inevitabilmente possiamo pagare il prezzo.
Treedom | Let’s green The planet
Se invece non hai la possibilità di farlo, lascia che sia qualcun altro a farlo per te: Treedom si occupa proprio di questo.
Dai una occhiata alla pagina web. Un contadino lo pianterà nella sua terra. Il tuo albero sarà fotografato, geolocalizzato ed avrà la sua pagina online dove seguirai la storia del progetto di cui farà parte.
La chiave di volta per il successo di tutte le iniziative presenti e future sarà quella di pensare globalmente ma agire localmente: non aspettare a fare la tua parte.
Con un piccolo sforzo anche tu puoi contribuire a piantare alberi e creare nuove foreste. Cosa aspetti?!?