Bere acqua del rubinetto: è possibile?!?
Posso bere l’acqua del rubinetto? | Facciamo chiarezza una volta per tutte
Bevi acqua del rubinetto!
🥛 E’ buona, costa poco o nulla, ti arriva comodamente in cucina ad una temperatura ottimale…! Ma…
…sai che cosa bevi?!?
💧 Quando un’acqua può dirsi potabile?
💧 Che cosa può minacciarne la potabilità?
💧 Possiamo bere l’acqua del nostro rubinetto?
Leggo spesso sul web in TV, su diverse fonti, consigli circa il fatto di bere acqua del rubinetto, soprattutto a sostegno del tema della sostenibilità.
Nel senso che consumiamo acqua che arriva già nelle nostre abitazioni, quindi non ha bisogno di essere imballata all’interno di un packaging, non ha bisogno di sistemi di trasporti mezzi di trasporto che inquinano durante i loro percorsi
Dal punto di vista sostenibilità certamente bere acqua del rubinetto è un’ottima idea.
Ora, è chiaro quindi che il tema della sostenibilità ci è assolutamente caro: in queste pagine parliamo fondamentalmente di temi legati alla sostenibilità. Tuttavia credo che come in ogni cosa sia comunque sempre opportuno usare il cosiddetto grano salis, cioè utilizzare la testa.
E’ notizia di questi giorni quella della cosiddetta “ameba mangia cervello” per cui pare che negli Stati Uniti una persona sia morta a causa di questa infezione contratta risciacquandosi il naso utilizzando acqua del rubinetto.
Questo significa che dobbiamo essere allarmati ed evitare assolutamente l’acqua di rubinetto?!?
Assolutamente no! Attenzione: è solo un esempio per dire che è opportuno fare dei distinguo.
Nell’ormai lontano 2000 mi sono laureato proprio con una tesi sulle acque potabili: beh non potevo quindi rinunciare ad un approfondimento dedicato?
Quando un’acqua può definirsi potabile?
Beh diciamo si potrebbe rispondere con due diversi criteri fondamentali.
Il primo è uno di buon senso: cioè l’acqua è potabile quando fondamentalmente non fa male alla salute o semmai fa bene. Beviamo per determinati motivi.
Sulla base di un secondo criterio, invece, più di carattere normativo, potremmo dire che un’acqua è potabile quando rispetta determinati parametri cioè concentrazioni di determinati e sostanze in essa contenute, che sono stabiliti da dispositivi di legge.
In Italia la legge principale sulle acque potabili (attenzione non le acque minerali) è il DLgs 31/2001 che però è stato e verrà a breve modificato da una direttiva la 2020/2184/UE, dell’Unione Europea, che di fatto porterà alcune modifiche e che peraltro doveva essere recepita dagli Stati membri entro il 12 di gennaio proprio del 2023.
Ecco purtroppo vedremo in questo articolo come i due criteri, cioè quello di buon senso e quello normativo non sempre sono perfettamente sovrapponibili: l’acqua è ufficialmente potabile quando rispetta determinati limiti i limiti.
Da che cosa sono stabiliti? Beh sono stabiliti dalla scienza di fatto è la scienza che orienta il legislatore e stabilisce che per un certo tipo di sostanza, che ne so il ferro, può essere presente senza compromissione per la salute fino a che ne so X mg per litro
La nuova direttiva andrà ad inserire dei nuovi parametri che prima non venivano controllati come diciamo sostanze derivanti dai trattamenti di disinfezione piuttosto che l’uranio o altre sostanze. Ma va anche a modificare dei parametri dei limiti già previsti nell’attuale normativa.
Le norme attuali infatti non consideravano determinate sostanze che negli ultimi anni invece abbiamo visto come risultino rilevanti per la salute, come i cosiddetti PFAS o il bisfenolo A.
Ecco leggo e ascolto spesso indicazioni sul fatto di bere l’acqua del rubinetto perché è potabile: ma di che rubinetto parliamo?!? Del tuo? Del mio?
Cioè si dice spesso: “bevi l’acqua del rubinetto perché l’acqua del rubinetto è buona”. Ripeto: ma di quale rubinetto, perché se così fosse, cioè se tutti fossero se tutti i rubinetti, se tutte le acque di tutti i rubinetti fossero potabili non ci sarebbe nemmeno l’obbligo e la necessità di controllarla, quando noi invece sappiamo che per aprire un locale per esempio per la somministrazione di elementi bevande è necessario verificare la potabilità dell’acqua, ai fini dell’agibilità di un di un’abitazione è necessario acquisire evidenza della potabilità dell’acqua e capita purtroppo talvolta di osservare quando si fanno le analisi che l’acqua in realtà non risulta potabile.
Cioè non risulta rispondere ai parametri di potabilità. Lo dico da consulente quando mi capita di seguire delle situazioni di avvio di nuove attività in generale nel settore alimentare.
Ma la potabilità dell’acqua che cos’è? In che cosa consiste?
Beh, prima di tutto è ormai chiaro come il problema dell’acqua non siano i calcoli renali! Attenzione: spesso se c’è si è fatta questa associazione nel tempo, nel passato, ma è chiaro che non c’è una diretta correlazione tra la durezza dell’acqua e i calcoli renali.
Piuttosto il problema potrebbe esserci se non beviamo o se non beviamo acqua a sufficienza.
Potabilità biologica
Ecco il primo aspetto della potabilità è la potabilità biologica.
Che cosa significa? Beh sia all’origine, ma anche nel suo percorso di trasporto dall’origine magari all’impianto di trattamento e poi alla destinazione, in relazione all’accumulo, in relazione a fenomeni di corrosione e via dicendo può subire eventi diciamo di inquinamento quindi determinati patogeni possono entrare in contatto con le acque.
Se ti è capitato di fare analisi dell’acqua trovi come indicazione UFC cioè “unità formanti colonia”, che sono le unità di batteri che sono in grado di formare una colonia. Cioè se ci sono e sono in grado di svilupparsi in numero sufficiente, in base alle concentrazioni di batteri nell’acqua si stabilisce se l’acqua appunto è potabile o meno.
Potabilità chimica
Il secondo aspetto invece è la potabilità di natura chimica quindi legata sostanzialmente alle sostanze chimiche che possono essere presenti. E attenzione: non parliamo solo di residuo fisso o di conducibilità, che sono parametri molto generici per descrivere la quantità per esempio di sali minerali, la quantità di ioni in generale presenti in soluzione, ma non ci danno informazioni sulle caratteristiche qualitative più di dettaglio dell’acqua.
I parametri sono diversi e se dai un’occhiata anche alle tabelle e di concentrazione quindi alle tabelle di potabilità dove sono definiti i vari parametri per la potabilità, poui facilmente vedere come sono tanti i parametri di riferimento.
Minacce alla qualità dell’acqua potabile
Quali sono allora le principali minacce alla qualità dell’acqua potabile? Beh Prima di tutto l’arsenico.
E’ un problema purtroppo molto diffuso.
Gli PFAS, cioè le sostanze per fluoroalchiliche, di cui si è parlato molto negli ultimi anni.
Anche il bisfenolo A.
I pesticidi, quelle sostanze che vengono utilizzate in agricoltura.
Le microplastiche: purtroppo negli ultimi anni soprattutto se è visto come anche le acque potabili possono essere inquinate da microplastiche; ho dedicato alle microplastiche un articolo che se vuoi ti consiglio di vedere anche perché da un’idea di come sia davvero incredibile la diffusione di microplastiche, ritrovate addirittura nel corpo umano.
Ma possono esserci chiaramente anche altre sostanze.
Quali sono i rischi?
Beh vediamo alcuni esempi più comuni.
Abbiamo parlato prima di potabilità biologica: beh il primo tipo di contaminante che può essere presente nelle acque è quello appunto biologico quindi i microrganismi; batteri, virus, ma anche altri parassiti, l’ameba è un protozoo.
I casi più comuni ediffusi sono per esempio quelli dei coliformi cosiddetti coliformi fecali che sono “coli – formi” perché assomigliano a escherichia coli, un batterio, il più comune diciamo presente nell’intestino degli umano e degli animali, che chiaramente in determinate situazioni potrebbe anche contaminare le acque, per esempio a seguito della dispersione di liquami piuttosto che altre situazioni; chiaramente i rischi quali sono quelli di contrarre infezioni che possono avere come conseguenze un semplice mal di pancia piuttosto che addirittura malattie più importanti, quali ad esempio quelle determinate dalla salmonella che è un altro batterio abbastanza pericoloso e via dicendo.
Quale può essere l’origine nelle acque di questi contaminanti biologici?
Beh potrebbe essere diciamo “naturale” cioè presente già nell’acqua, oppure legata più più frequentemente, più facilmente a una contaminazione ad esempio da liquami, da ristagni di acqua, da corrosione, fenomeni corrosivi che facilitano lo sviluppo di batteri.
Come dicevo i rischi possono andare dal mal di pancia a malattie più severe.
Arsenico
Un altro esempio molto comune in Italia è quello dell’arsenico.
L’arsenico che cos’è? È un metallo, o meglio un metalloide. È una sostanza che può essere presente in modo naturale all’interno degli acquiferi poiché è legato alla presenza di torbe negli acquiferi profondi. Quindi l’origine è assolutamente naturale.
Peccato che l’arsenico sia comunque una sostanza pericolosa. È infatti ritenuto tossico e cancerogeno.
PFAS e Bisfenolo A
Un altro esempio è quello degli PFAS o del bisfenolo A, sostanze di origine artificiale che purtroppo agiscono come interferenti endocrini. Negli ultimi anni dicevo sono venuti molto alla ribalta alcune situazioni di contaminazione abbastanza evidenti e problematiche e si stanno studiando molto. Gli effetti sono legati soprattutto alla possibile compromissione del sistema endocrino, che è quel sistema che produce gli ormoni nel corpo umano che quindi controlla tutte le sue funzioni vitali.
Pesticidi
Altro esempio ancora sono i pesticidi: come sappiamo i pesticidi sono quelle sostanze che sono utilizzate in agricoltura per combattere gli insetti piuttosto che i funghi e sono sostanze pericolose; si pensi solo che i pesticidi hanno la necessità di essere gestiti in modo particolare: addirittura per l’utilizzo serve un patentino servono sistemi di stoccaggio sicuri…e dove utilizziamo questi prodotti? Sugli alimenti! Cioè sulla frutta e sulla verdura. Già questo la dice lunga sul fatto che abbiamo necessità di fare attenzione a questi aspetti, all’importanza di sviluppare tecniche alternative, perché è evidente che gli effetti sulla salute umana non sono effetti positivi.
Trialometani
Un ultimo esempio è quello dei cosiddetti trialometani sono sostanze che si sviluppano attraverso processi di disinfezione o attraverso il trattamento dell’acqua. Soprattutto in passato si usavano tecniche cosiddette di clorazione al break point, che poi in realtà sono state spesso sostituite da altre tecniche di tipo biologico per il trattamento delle acque.
Ecco però l’utilizzo di cloro nelle acque può determinare la formazione di queste sostanze, i trialometani, che hanno al loro interno degli alogeni, appunto, il cloro e una parte di idrocarburi. Anch’essi pare siano sospetti cancerogeni.
La qualità dell’acqua da che cosa può dipendere?
Beh prima di tutto da dove viene.
È chiaro che l’acqua può provenire da un acquedotto, può provenire da un pozzo, da una sorgente di montagna e quindi intrinsecamente l’acqua già alla sua partenza ha caratteristiche diverse: le acque minerali sono acque che sono sostanzialmente prelevate dalla sorgente e subiscono quasi nessun trattamento cioè sono già potabili alla sorgente.
Le acque potabili spesso sono invece potabilizzate cioè devono essere sottoposte ad un trattamento per la loro potabilizzazione.
La qualità dell’acqua però può variare anche in relazione a che cosa?
Per esempio la profondità del pozzo: è chiaro che un pozzo che preleva acqua da una falda più superficiale potrebbe diciamo ragionevolmente avere una qualità inferiore ad un pozzo profondo anche perché le falde più superficiali sono chiaramente più soggette all’azione per esempio del all’inquinamento prodotto ad esempio dai liquami, piuttosto che dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura.
Non è un caso che i pozzi di emungimento abbiano delle fasce di rispetto, cioè delle zone dei cerchi intorno al pozzo all’interno delle quali non è possibile svolgere determinate attività, proprio a protezione del pozzo.
Un altro aspetto che incide chiaramente sulla qualità dell’acqua sono gli eventuali elementi di contaminazione, appunto, che possono venire da diverse fonti, tra queste quelle di tipo agricolo, ma anche quelle di tipo industriale legati agli scarichi idrici di aziende e via dicendo.
Un altro aspetto che incide sulla qualità dell’acqua, sono le caratteristiche dell’acquifero, più o meno profondo, più o meno isolato, comunicante o meno con altri corpi idrici anche a volte superficiali, eccetera.
L’acqua rispetta i limiti: siamo tranquilli?!?
Beh non vorrei rispondere di no, anche perché è l’unico modo che abbiamo per poter verificare la potabilità o meno dell’acqua è quella di verificare da un laboratorio e confrontare chiaramente le concentrazioni che abbiamo rilevato con i relativi limiti, ma (senza voler fare del terrorismo) è giusto, perché fare informazione credo sia sempre una cosa positiva, mettere la lente su un concetto che è quello delle deroghe
Che cosa sono le deroghe?
Beh esistono delle situazioni in Italia dove diciamo i limiti definiti dalla normativa su determinate sostanze possono essere superati.
Tu dirai: ma come! Ebbene sì. Può succedere e cerco di spiegarti i motivi.
Esistono ad esempio deroghe per il ferro, il manganese, l’ammoniaca.
Ma esistono purtroppo deroghe anche per l’arsenico e dico purtroppo perché se da un lato ferro, manganese e ammoniaca hanno una pericolosità relativa, l’arsenico è tutt’altra cosa ed è decisamente più pericoloso.
Quale il motivo?
Ci sono situazioni dove certi inquinanti sono presenti spesso in profondità in natura e la loro rimozione, la loro gestione richiede “strategie complesse che comporterebbero l’uso di risorse e tempi molto elevati”, quindi costi e tempi elevati.
Per questo motivo il legislatore dà la possibilità di alzare di fatto il limite.
Allora attenzione: se c’è un limite ed è di 5 microgrammi litro per esempio sull’arsenico c’è un motivo; la scienza ha stabilito quel limite, in modo tale da poter proteggere la salute. Allora se lo alziamo a 10 piuttosto che a 20, siamo sicuri di poter garantire e proteggere allo stesso modo la salute?
Possiamo cioè comunque stare tranquilli? La scienza ha detto 5 – la legge stabilisce 10 per necessità. Lascio a voi la risposta.
Quindi che cosa fare? Acqua del rubinetto sì o acqua del rubinetto No?
Beh se conosci la qualità, quindi se l’acqua preferibilmente è per esempio di acquedotto o viene da una casetta dell’acqua ovviamente puoi bere l’acqua del rubinetto in tutta tranquillità.
In tante delle nostre città servite da reti acquedottistiche l’acqua è effettivamente di buona qualità, potabile e buona.
Se invece non la conosci beh il mio consiglio è quello di verificare, perché non è così scontato che l’acqua sia così buona un presupposto cioè fondamentale è conoscere la qualità della propria acqua che si vuole bere. Abbiamo infatti capito che in Italia non esiste UN rubinetto, bensì ne esistono migliaia se non decine o centinaia di migliaia.
Quindi se non lo hai fatto prima e hai un pozzo di mungimento, magari fai un’analisi dell’acqua; se vuoi essere ancora più tranquillo, anche se hai di fatto un’acqua che proviene da una rete acquedottistica, beh puoi sempre comunque farti un controllo in più.
È chiaro che una tranquillità maggiore c’è con le acque di origine pubblica o con le casette dell’acqua, che chiaramente sono controllate, ma anche in questi casi comunque con alcune riserve per cui può essere sempre utile comunque verificare al punto di utilizzo la qualità dell’acqua per il semplice fatto che il gestore della tua rete acquedottistica sicuramente farà le cose come si deve, ma non viene a campionare l’acqua a casa tua e chiaramente sul percorso sul percorso di trasporto dell’acqua qualcosa può accadere, per cui può essere sempre una buona idea quella di verificarla al tuo rubinetto.
Come possiamo dire allora in senso generale “bevi l’acqua del rubinetto” quando sono tantissime in Italia le situazioni in cui non si beve un acqua fornita da un acquedotto ma l’acqua pescata da un proprio pozzo?
Come possiamo dire che quell’acqua fa bene o tra virgolette è buona se di fatto non ne conosciamo la qualità specifica?
Ecco cosa intendevo dire quando all’inizio ho detto che era opportuno fare dei distinguo: molti pozzi in Italia sono domestici, conosciamo la loro qualità?
Detto questo è importante però aggiungere una considerazione, perché è evidente che dove è possibile dove l’acqua effettivamente ha una buona qualità ed è potabile al rubinetto è bene utilizzare l’acqua del rubinetto, proprio per il fatto che come ho detto all’inizio non ci sono sistemi di imballaggio, non ci sono mezzi di trasporto con emissioni in atmosfera, con consumo di carburanti, che devono essere prodotti a loro volta con emissioni.
Ridurre il consumo di acqua in bottiglia è comunque un must soprattutto quando le bottiglie sono di plastica.
Dati Greenpeace del 2021 ci dicono che in Italia sono state consumate 11 miliardi di bottiglie di plastica corrispondenti a 460 mila tonnellate di plastica che a loro volta corrispondono a 1,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti per la loro produzione.
Ecco è evidente che abbiamo bisogno di ridurre. L’acqua del rubinetto ci darebbe importanti vantaggi in termini di costi, in termini di trasporto e quindi direttamente sul clima; indirettamente sul clima in termini di imballaggi in termini quindi di plastica.
E’ chiaro che l’acqua è un bene primario ed è assolutamente un diritto di tutti. Il ruolo dello Stato e quando parlo di Stato intendo “all inclusive”, quindi di tutti i sistemi pubblici in qualche modo che fanno riferimento all’apparato statale, è un ruolo da questo punto di vista importante se non fondamentale, se vogliamo ridurre i rifiuti di plastica le emissioni prodotte, la CO2 è chiaro che sarebbe una buona idea quella di garantire ai nostri cittadini acqua del rubinetto autenticamente potabile.
E’ giusto anche dire che probabilmente una parte importante lo è: io non ho fatto un’analisi quantitativa, è giusto sensibilizzare sul suo utilizzo ma è evidente da quello che abbiamo visto che c’è del lavoro da fare in termini di qualità dell’acqua e anche dal punto di vista della quantità delle acque: ne ho parlato in un altro articolo sul risparmio di acqua e ho messo in evidenza come sia veramente incredibile la quantità di acqua che perdiamo nelle reti di distribuzione.
Ecco questo articolo ti apparirà forse un po’ strano perché qui parliamo di sostenibilità, però è chiaro come ho detto all’inizio che la sostenibilità non può fare a meno del buon senso e dell’intelligenza.
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